lunedì 15 dicembre 2008

CAPITOLO SETTIMO



MOSE' OSE'

PARTE DUE

Dio scese a valle e vide l’accampamento dei quasi tre milioni di ebrei che erano fuggiti dall’Egitto e, guardandoli così allegri e pieni di vita, prese una decisione solenne: si sarebbe scopato tutte le donne, e anche qualche uomo, se era abbastanza attraente ed effemminato.
Così fece: scopò circa un milione e mezzo di donne e qualche decina di uomini. Si divertì così tanto che permise anche agli altri uomini, quelli che erano inizialmente stati esclusi dalla mega orgia, di unirsi e scopare liberamente con qualunque donna. Alla fine ogni singolo uomo o donna potè dire di aver avuto un rapporto diretto con Dio.
Intanto, in cima al Monte Sinai, Mosè aspettava. E aspettava e aspettava e aspettava. E aspettava e aspettava e aspettava. E aspettava. E aspettava. E aspettava aspettava aspettava aspettava aspettava. E Dio non tornava. E lui aspettava. E di Dio nessuna traccia. Per quaranta giorni e quaranta notti Mosè aspettò Dio in cima al Monte Sinai. Aveva fame, sonno e freddo ma doveva aspettare perché Dio gli avrebbe detto come distruggere tutti gli ebrei.
Alla mattina del 41° giorno Dio tornò.
“Ma dove cazzo sei stato!? È più di un mese che sono quassù ad aspettarti!!”
“Ehm…” cominciò Dio incrociando le punte dei piedi come uno scolaretto che è appena stato beccato a fare qualcosa di sbagliato. “Ero lì a… ehm… parlare con la tua gente. Sai, alla fine sono brave persone. Simpatiche. Non capisco perché li vuoi distruggere così tanto”.
“Ma se sei tu che mi hai detto che li volevi bruciare nel deserto?”
“E’ vero, è vero. Però ho un po’ cambiato idea. Secondo me possiamo tenerceli buoni. Ti detterò alcune leggi da propinargli che ci permetteranno di soggiogarli e usarli quando ne abbiamo bisogno”.
“Va bene. Hai tu il papiro e l’inchiostro?”
“Ma che cazzo dici? Quelli erano i metodi degli egiziani. Quei poveretti arretrati e senza dio. Scriverai incidendo sulla pietra”
Mosè piagnucolò un po’ ma si dovette adeguare.
“Allora. Primo comandamento: il cazzo di Dio è uno solo e gli umani lo devono succhiare”
“Ma Dio non ti sembra un po’ forte come inizio?
“Taci coglione. I comandamenti li decido io”. Mosè ubbidì e si mise a incidere a fatica le parole di Dio nella pietra.
Quando ebbe finito, cinque ore dopo, guardò verso Dio. “Era ora Mosè. Sei un po’ì lento con quello scalpello. Comunque ecco il secondo comandamento: il culo di Dio è enorme e gli umani lo devono leccare tutto e per bene”
“Ma Dio…”
“Zitto! E’ perfetto. Voglio solo fargli capire quali sono i ruoli”. Disse Dio, mentre aspettava che Mosè finisse di incidere. “Terzo comandamento: quando succede qualcosa che non ti piace evoca il tuo Dio, sempre. A me fa solo piacere essere al centro dell’attenzione”.
“Ma sei sicuro? Non è che la gente bestemmia già fin troppo?
“Ma va! A me piace quando dicono “porcodio”. Adoro pensare che mi bisimano per tutte le cose che gli vanno male”.
“Contento tu…” disse Mosè sottovoce e cominciò a incidere.
“Quarto comandamento: dedica almeno un giorno alla settimana a fare festa in mio nome. Droga, alcol, puttane. Tutto quello che vuoi. Offro io”.
“Questa non è da te. Come mai?”
“Beh dai bisogna anche mostrare un po’ di magnanimità ogni tanto. Un po’ di bastone e un po’ di carota”
“In che senso?”
“Lascia stare te lo spiego dopo. Quinto comandamento: appena sei in grado di formulare pensieri compiuti manda affareinculo quei rincoglioniti dei tuoi genitori. Le generazioni precedenti non capiscono mai un cazzo”.
“Questo mi piace”. Convenne Mosè.
“Ti ho forse chiesto un’opionione? Tu devi solo cisellare quella cazzo di roccia! Andiamo avanti. Sesto comandamento: se qualcuno ti rompe i coglioni, o rompe i coglioni a me, uccidilo”
“…” Mosè non ci capiva più un cazzo.
“Bene”, gli disse Dio. “Vedo che hai capito che devi tacere. Settimo comandamento: scopati qualsiasi donna riesci a scoparti ma ricordati che se la voglio anch’io prima me la scopo io, perché sono Dio”.
“Ma la rima è voluta?” Chiese Mosè con un tono un po’ sarcastico.
Dio gli tirò un ceffone. Poi, quando Mosè ebbe finito di cisellare, proseguì: “Ottavo comandamento: se vedi qualcosa che ti piace, prendilo. Stai solo attento a non farti beccare se no gli altri hanno diritto di ammazzarti”
Mosè, ancora dolorante, stette zitto.
“Nono comandamento: se sei in trappola menti. Sempre. Sputtana chiunque pur di non farti incastrare. Fa tutto parte del gioco”.
“Okay” disse Mosè che intravedeva la fine di quel calvario. Il polso gli faceva male dallo scrivere, la faccia gli faceva male. Ma ne mancava solo uno. “E quale sarebbe l’ultimo comandamento?”
“Sai una cosa”, disse Dio che all’improvviso non sembrava più così sicuro di sè, “mi sa che questi comandamenti lasciano agli umani troppa libertà.
“Ma no… ma cosa stai dicendo. Secondo me sono perfetti”
“No Mosè, tu sei troppo buono. Mi sa che dobbiamo tenere sti coglioni un bel po’ più castigati, altrimenti ce li troviamo a fare tutto quello che vogliono e poi va a finire che si dimenticano di me, di te e del fatto che sono solo degli schiavi. Ricominciamo da capo va. Sei pronto?”
“Ma porcoddio!” Urlò Mosè esasperato scaraventando la tavola dei comandamenti a terra a rompendola in mille pezzi. Se vuoi altri dieci comandamenti te li scrivi tu brutto stronzo rompicazzo!”
“Dai Mosè non fare così. Io sto facendo questo lavoro anche per te. Per fare in modo che tu possa controllare meglio quell’orda di scalmanati”
“No Dio. Vaffanculo tu, i comandamenti e l’orda. Io me ne torno di sotto e se ‘sti pezzi di coglioni vivono, muoiono e vanno alla Terra Promessa a me non me ne può fregar di meno”.
“Ti prego, ti prego, ti prego”, lo implorò Dio. “Mi spiace per essere stato un po’ duro con te ma è per il tuo bene. Tu sei il prescelto da Dio, per questo sono severo.
“Ma si può sapere perché cazzo non te le puoi scrivere da solo ste maledette leggi?”
“Beh…”
“Beh cosa?”
“È che… non so come dirtelo…”
“Dillo e basta. Sei Dio per Dio non puoi essere così cacasotto”
“Beh… è che…”
“Dai dio, puoi dirmelo. Puoi dirmi qualsiasi cosa, non perderò il mio rispetto per te. Alla fine sei Dio, sei l’essere supremo, non c’è niente di cui dovresti vergognarti”.
“Va bene. È che… è che… Non so scrivere! Ecco l’ho detto!”
Mosè scoppio a ridere come un pazzo
“Ma avevi detto che non mi avresti deriso”, disse Dio imbarazzatissimo.
“Hahahahahahaha”, Mosè non riusciva a smettere. “Hahahha… lo so è che porcoddio… non ci posso credere. Sei grande e grosso, sei l’essere perfetto, praticamente onnipotente… e non sai scrivere?”
“Che cazzo vuoi da me? È la vostra lingua che fa cagare! E poi voi umani inventate una nuova lingua ogni 50 anni. Come cazzo faccio a ricordarmele tutte?”
“Va bene Dio”, Disse Mosè con tono comprensivo. Questa rivelazione gli aveva reso Dio un po’ più simpatico. Lo rendeva più “umano” invece che il solito esaltato che pensava di essere meglio di tutti. “Ti scriverò i 10 comandamenti ma questa volta pensaci bene perché non li riscriverò più”.
“Allora…” Disse Dio improvvisamente rabbonito e stranamente calmo e rilassato.
La confessione gli aveva tolto un peso enorme. Confrontando apertamente la propria fallibilità, Dio non sentiva più il dovere di mostrarsi sempre onnisciente e onnipotente. In pochi attimi, grazie al suo intelletto superiore e divino, raggiunse un livello di illuminazione infinito e capì tutto. Capì come deve comportarsi un vero dio. L’esempio che deve dare alla gente. Capì quale era il suo ruolo e provò un amore enorme per l’umanità intera. Così cominciò a dettare i veri comandamenti. Non più solo un modo per dominare l’umanità e schiavizzarla, ma un modo per elevarla e renderla davvero libera, permettendogli di raggiungere l’illuminazione e di unirsi un giorno a lui nell’eternità

“Primo comandamento: ogni uomo deve avere un rapporto unico con Dio. Nessun uomo può dire a nessun altro uomo come venerare Dio”
“Bello”, disse Mosè, “questo mi piace”. Anche lui si sentiva più buono dopo aver fatto pace con Dio.
“Secondo comandamento: Dio è ovunque. Nomina il nome di Dio quando ti pare”.
“Sto dio è un po’ pazzo”, pensò Mosè, “Mi sa che è un po’ maniacodepressivo”. Intanto però continuava a scrivere.
“Terzo comandamento: ricordati di fare un sacco di feste e divertirti serenamente”
Mosè cominciava a insospettirsi. Sto Dio era diventato improvvisamente troppo buono. I comandamenti dovevano servirgli per controllare gli uomini, non per liberarli e renderli davvero felici. Così invece di scrivere esattamente quello che gli dettava Dio, scrisse: “Ricordati di santificare le feste”. Poi cambiò anche il secondo comandamento in: “Non nominare il nome di Dio invano” e il primo in: “Non avrai altro Dio all’infuori di me”.

“Quarto comandamento”, proseguì Dio, “dubita di quello che ti dicono tuo padre e tua madre”.
Mosè scrisse: “Onora il padre e la madre”.
“Quinto comandamento: se qualcuno ti opprime ribellati. Se devi, uccidilo”
Mosè scrisse: “Non uccidere”.
“Sesto comandamento: il sesso è bello e fa bene. Fallo spesso”.
Mosè scrisse: “Non commettere atti impuri”.
“Settimo comandamento: ruba ai ricchi per dare ai poveri”
Mosè scrisse: “Non rubare”.
“Ottavo comandamento: lavoratori di tutto il Mondo unitevi. Il popolo unito non sarà mai vinto”.
Mosè scrisse: Non dire falsa testimonianza”.
“Nono comandamento: desidera tutte le donne, rispettale e amale”.
Mosè scrisse: “Non desiderare la donna d’altri”.
“Decimo comandamento: se vedi delle ingiustizie, dove uno ha troppo e un altro ha troppo poco, intervieni senza esitare”
Mosè scrisse: “Non desiderare la roba d’altri”.

“Me li rileggi per essere sicuro che siano tutti giusti?”, disse Dio.
“Ma no, dai Dio. Figurati. Ho scritto proprio come mi hai detto tu”.
“Va bene, ma solo una controllatina. Sai l’intero futuro dell’umanità dipende da ste tavole”
“Ma va lascia stare”, disse Mosè e si incamminò a passo sostenuto verso valle, con Dio che lo seguiva e lo implorava di rileggergli i dettami. Ma Noè non ne voleva sapere.

Arrivato a valle, Mosè si trovò davanti uno spettacolo tremendo (per lui). Tutti gli ebrei avevano allestito un mega rave e sembravano divertirsi come matti a ballare e cantare intorno a un Dj beduino vestito con una pelle di vitello colorata d’oro. Dj Golden si faceva chiamare. A quanto pare era il Dj più figo di tutta l’asia ed era stato scritturato con i soldi raccolti, fondendo tutto l’oro che era rimasto, per festeggiare la mega chiavata con Dio. Dj Golden si era portato dietro l’armamentario da Dj in un’arca di legno laminata in oro che conteneva anche tutti i suoi dischi migliori e un quintale di droghe varie, che spacciava per arrotondare. Andava in giro per il deserto, con la sua tenda chiamata Tavernacolo e la sua Arca di musica e droga, a suonare per i vari popoli che vagavano per anni nel deserto in cerca di qualche posto dove andare ad abitare.

Mosè, che fino a quel momento era stato in cima alla montagna al freddo, affamato e assetato, a lavorare per Dio mentre questi ballavano e gioivano come dei pazzi non ci vide più dalla rabbia.
“Brutti bastardi. Io sono in cima al monte a a farmi il culo per portarvi la legge di Dio e voi merde qui a festeggiare intorno a un falso idolo?
“Dai Mosè non fare così, disse qualcuno porgendogli un candyflip, un mix di LSD ed Ecstasy. Mosè all’inizio tentennò ma poi il richiamo degli allucinogeni fu più forte di lui e mandò giù le pasticche.
Poco dopo era un’altra persona. Felice, gioiso ballava insieme a tutti gli altri, trovandoli tutti bellissimi, abbracciandoli e vedendo una miriade di colori e tracce luminose.
Anche Dio si lasciò coinvolgere dall’atmosfera d’amore che regnava sul rave grazie soprattutto al mare di ecstasy con cui Dj Golden aveva annaffiato tutti.
Nel trip collettivo che ne scaturì il Tavernacolo divenne uno strumento con cui gli uomini si collegavano alla la sacralità divina e con cui dio si collegava agli uomini. Per la prima volta dall’inizio dell’umanità Dio e gli umani andavano davvero d’accordo. Si amavano e si volevano bene, non cercavano solo di incularsi a vicenda. E tutto grazie all’ecstasy e alla rivelazione che Dio ebbe in cima al Monte. Il Dj Golden con le sue tavole e la sua Arca era nel centro di un cerchio formato da tre milioni di persone scatenate, con Dio che accoglieva tutti in un tenero abbraccio pieno d’amore e Mosè, che per la prima volta in vita sua poteva finalmente sentirsi uno qualsiasi tra tanti come lui.

Quando si alzò il sole la mattina dopo, tanti stavano ancora ballando ai ritmi sfrenati di Dj Golden, mentre Dio aveva fatto su un sacco di cannoni giganti che tutti si passavano ridendo. Erano felici. Stavano bene. A un certo punto a qualcuno venne la fame chimica.
Dio schioccò le dita e dal cielo piovve manna a volontà che, nello stato in cui erano tutti, con lo stomaco sottosopra dopo essersi imbottiti di ecstasy e acido, era poprio una manna dal cielo.

Ma l’ecstasy è una droga allucinogena e come tutti gli allucinogeni (e gli eccitanti) ha una fase ascendente, in cui trionfano i sentimenti di felicità e amore, e una fase calante, dove i sentimenti d’amore sono rimpiazzati da confusione, depressione rabbia, sensi di colpa e odio.

“Porcodio”, disse Mosè, che naturalmente fu il primo a tornare in uno stato mentale di negatività, “ma che cazzo stiamo facendo?”
“Balliamo amico”, gli rispose Dio, con gli occhi ancora socchiusi in una smorfia di piacere, contagiato dall’esperienza del trip collettivo. Un po’ alla volta, però anche gli altri cominciarono a essere in fase calante, sentendosi scazzati e con tutti i pensieri e le preoccupazioni che tornavano ad invadere le loro menti.
“Oddio ma siamo in mezzo al deserto, senza acqua e senza viveri. E per di più non abbiamo più un soldo”.
“Abbiamo venduto tutto per ‘sto cazzo di Dj!”
“E adesso cosa faremo. Siamo morti!”
Presto cominciarono i primi litigi. Che sfociarono in rissa.
Riprendiamoci i nostri soldi da ‘sto ladro!”. Senza troppi complimenti gli ebrei si scagliarono su Dj Golden e gli strapparono la pelle di vitello dorata, gli distrussero le tavole e gli presero l’Arca dorata. Poi lo cacciarono nudo e bastonato in mezzo al deserto.

Dio non ci poteva credere. Proprio adesso che aveva appena scoperto un nuovo, vero amore per l’umanità, era l’umanità stessa a dimostrargli che aveva sbagliato. Se gli uomini non avevano la minima capacità di raggiungere l’illuminazione, se non avevano la minima predisposizione per la bontà, perché avrebbe dovuto essere clemente con loro? Confuso e depresso, anche per i postumi del trip d’ecstasy collettivo se ne andò senza dire nulla. Li avrebbe lasciati nel loro brodo.
“Anzi, non se la caveranno così facilmente”, pensò mentre si allontanava. “Farò in modo che continuino a sbagliare strada e che vaghino nel deserto per almeno altri quaranta anni. E nessuno di questi uomini presenti qui oggi sarà ancora vivo quando arriveranno alla Terra Promessa, tranne forse Mosè. A lui, che era il mio prediletto, lascerò intravedere la Palestina in modo che la consapevolezza di morire prima di esservi arrivato sia ancora più dolorosa”.

Intanto tutti gli ebrei continuavano a litigare tra loro. “Si può sapere dove è finito Dio adesso che abbiamo davvero bisogno di lui?” disse a un certo punto qualcuno.
“Se n’è andato”, disse qualcun altro.
A questo punto intervenne Mosè: “Sì, se n’è andato perché adesso non abbiamo più bisogno di lui. Siamo quasi arrivati alla Terra Promessa. Ormai è questione di giorni. Ci ha lasciato il suo amore e ci ha lasciato queste leggi”. Mosè alzò le tavole scritte da lui. “Se le rispetteremo Dio sarà sempre con noi”. Poi Mosè ripose le tavole delle leggi nell’arca che avevano rubato al povero Dj beduino e gli ebrei si misero in cammino.

La Terra Promessa li attendeva ancora ma Dio li aveva abbandonati.

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