mercoledì 17 dicembre 2008

CAPITOLO DECIMO


GESU' GEGIU' GEPIU'

SECONDA PARTE

A questo punto Gesù si ritirò nella sua tenda con una puttana dodicenne che si chiamava Maddalena. Nonostante la sua giovane età Maddalena era già stata chiavata praticamente da tutti, tranne che da Gesù che non ne aveva ancora avuto l'occasione. Per molti era lei la vera erede di Maria come la più grande chiavatrice di Israele e Gesù, che poteva imaginarsi la sua eccitazione a mille all'idea di chiavarsi allo stesso tempo una versione di sua madre giovane e una bambina di 12 anni aveva voluto tenersela per un'occasione speciale ed era sicuro che quell'occasione fosse arrivata. Si portò Maddalena nella tenda e la fece spogliare. Il suo cazzo fremeva sotto la tunica con una sensazione di eccitamento che mai aveva provato prima. Lei si masturbava in attesa della penetrazione. Quando Gesù stava per infilarglielo dentro, però, il suo cazzo si ammosciò imporvvisamente e lui si rese conto che lei non lo attirava più e che non riusciva a pensare ad altri che a Giuda Idiota: era diventato completamente omosessuale. "Non posso farlo", disse Gesù a Maddalena.

Lei si arrabbiò furiosamente, da una parte la rabbia di non essere attraente per uno che, si sapeva, si era chiavato di tutto e di più, sensazione particolarmente fastidiosa per una che faceva dell'attrazione degli uomini la propria fonte di guadagno, dall'altra lo schifo per un uomo infimo e ignobile quale era Gesù quando il suo cazzo non era dritto e duro per tutta la lunghezza del suo mezzo metro. "Tu sei come gli altri", gli disse, "non far finta di non esserlo".
Gesù non rispose. Si sdraiò di fianco a lei avvolto nel suo silenzio. Quando dopo un po' uscirono dalla tenda nessuno dei due disse nulla ma era chiaro a tutti che tra loro non era successo niente.
"Il nostro signore ha rifiutato la tentazione della carne", disse uno degli apostoli. "Ci sta insegando la via. Bisogna rifiutare la tentazione!".
Gesù non poteva crederci ma non aveva ne la forza ne la voglia per dire a loro di andare tutti affanculo e rimase zitto, lasciandoli liberi di perdersi per strade avverse. Non gliene fregava più niente, voleva solo rivedere il suo Giuda Idiota.
Proprio in quel mentre arrivarono le guardie dei sacerdoti farisei e li scoprirono. Giuda Idiota era con loro, legato e imbavagliato.
Una delle guardie si rivolse a Gesù e ai suoi: "Chi di voi è Gesù?"
Nessuno rispose.
"Non lo sapete? Bene. Noi sappiamo come farti saltare fuori impostore culattone. Questo finocchio qui, Giuda, ci ha raccontato tutto del vostro amore segreto".
A questo punto Giuda venne slegato, una delle guardie gli ordinò di piegarsi a novanta. Giuda, che probabilmente aveva già subito abusi di tutti i tipi in galera ubbidì senza proferir parola e una delle guardie cominciò a incularlo.
Gesù non sopportava quella vista, non sopportava di vedere il suo Giuda che lo tradiva così e godeva con il cazzo di un altro uomo ma rimase in silenzio perché sapeva che parlare avrebbe voluto dire morte sicura.
"Ancora non volete parlare? Va bene. Allora beccatevi questo". Un'altra delle guardie cominciò a inculare Giuda che ora aveva due cazzi nel suo culo e urlava dal dolore misto all'estremo godimento. Gesù non ce la faceva più ma rimase in silenzio.
"Non ti basta eh finocchio? Avanti un altro. Un'altra guardia, con un cazzo ancora più grosso, si intrufolò tra le altre due e comiciniò a pompare nel culo di Giuda che emise un grido che sembrava provenire dall'altro mondo.
Gesù non resistette più. "Bastardo traditore", urlò in lacrime lanciandosi verso Giuda. "Come hai potuto? Mi hai tradito non una, non due ma ben tre volte brutto bastardo".
Le guardie non aspettavano altro. "Così sei tu quel culattone di Gesù".
Lo afferrarono e lo trascinarono via con loro. Gesù era troppo psicologicamente distrutto per ribellarsi e andò senza opporre resistenza ma prima di andare urlò verso Giuda: "Tornerò mio caro, tornerò tra non più di tre giorni. Dovessi morire ma tornerò". Giuda purtroppo non lo sentì e si suicidò dal dolore, ma altri lo sentirono.

Il giorno dopo Gesù venne riconosciuto colpevole di blasfemia e condannato a morire sulla croce. Ponzio Pilato, il console romano incaricato di prendere una decisione sul suo conto, era una checca isterica ed era troppo schifato dall'essere immondo, sudicio e imbrattato di fango, sudore, sangue e merda del culo di Giovanni, che i sacerdoti ebrei gli avevano portato innanzi. "Piuttosto che giudicare lui lascio libero questo qui", disse ai sacerdoti indicando Barabba, un criminalotto locale, ma i sacerdoti non ne volevano sapere e glielo trascinarono proprio davanti, tanto che Ponzio, sbilanciandosi gli cadde addosso. "Che schifo!", urlò. "Devo andare a lavarmi le mani!" e corse fuori dal salone. I sacerdoti interpretarono questo comportamento di Ponzio Pilato come un via libera e annunciarono che Gesù sarebbe stato ucciso l'indomani sulla croce, dopo essere stato purificato con la tortura.

"Tu morirai sulla croce Gesù", annunciò Kaifa
"Cristo!", urlò Gesù.
"Cosa hai detto? Il tuo nome non è forse Gesù?"
"No è che dicevo 'Cristo', nel senso: Cazzo! Non voglio morire".
"Deciditi", disse Kaifa, il tuo nome è Cristo o Gesù?"
"Io sono Gesù! Cristo!"
"Ah, ok. Sei Gesù Cristo, non avevo capito, pensavo ti chiamassi solo Gesù".
"No…", cominciò Gesù ma si fermò. Era inutile discutere con quegli idioti.
"Allora confessa Gesù Cristo!" gli intimarono, "Tu non sei figlio di Dio!"
"E' vero", disse Gesù. "Io sto cazzo di Dio di cui parlate non l'ho mai nemmeno sentito nominare"
"Ma se te lo abbiamo visto nel tempio?"
"Cosa?"
"Il cazzo di Dio… te lo abbiamo visto nel tempio. E' lungo più di mezzo metro".
"Sì, ma cosa c'entra? Il cazzo è mio non è di Dio".
"Hai detto che il cazzo di Dio non l'hai mai nemmeno sentito nominare e invece noi sappiamo che hai il cazzo di Dio e quindi se un bugiardo", tagliò corto Kaifa.
"Ma io non centro niente con Dio. Voglio solo andarmene a casa".
"Smetti di nominare il nome del nostro signore". Domani tu morirai sulla croce per espiare il tuo peccato".
Anche Gesù, che non era il più sveglio degli uomini, capì che non c'era molto da fare. Avevano deciso di ucciderlo per l'affronto del tempio e l'avrebbero ucciso. Così si rassegnò, sperando che nella notte qualcuno sarebbe venuto a salvarlo.

Invece tutti si erano già dimenticati di lui e si erano messi a seguire un nuovo figlio di dio di nome Eugenio, che secondo una nuova leggenda metropolitana aveva il culo più slargato di tutto il Mediterraneo.
L'indomani, quando le guardie romane andarono a prenderlo, Gesù scoppiò in un pianto furibondo: Lasciatemi, lasciatemi vi prego io non sono il figlio di Dio. Lo giuro sono una nullità, non conto un cazzo. Guardate me lo sto anche facendo addosso. Pensate che il figlio di Dio se la farebbe addosso?".
In effetti Gesù se la stava facendo addosso ma le guardie non ci fecero caso e lo trascinarono sulla piazza dove sarebbe stato torturato fino a che avrebbe confessato il suo peccato.
Gli misero in testa una corona di spine e lo incatenarono al tavolo della tortura, dove sarebbe stato fustigato.
"Lasciatemi, lasciatemi, lasciatemi", urlava Gesù in lacrime. Vi prego lasciatemi andare.
Ovviamente i lamenti di Gesù erano a vuoto. I boia romani erano sordi alle grida dei torturati, anzi sembravano trovarci gusto. Così, dopo aver legato Gesù, cominciarono a frustarlo. Gesù non osava immaginare il dolore che stava per provare. Lui non aveva mai sentito il dolore fisico in vita sua anche se spesso lo aveva inferto ad altri. Così si stupì tantissimo quando la prima frustata si scagliò contro la sua schiena e lui non provò alcun dolore ma solo un'intenso godimento. Un godimento così intenso che non disse parola ma si limitò a godere in silenzio per non perdersi neanche un momento di quella goduria.
Così le fruste dei romani continuavano ad accanirsi contro di lui e lui continuava a godere. Anche quando le fruste gli strappavano brandelli di carne viva lui sentiva solo piacere. Si era dedicato tutta la vita a infliggere dolore sugli altri con il suo cazzone gigante e ora scopriva la sua vera vocazione: non era sadico ne frocio, era un masochista, il più grande di tutti i masochisti.
Ora che tutti potevano sentirlo i sacerdoti ebrei gli intimavano di confessare il suo peccato ma lui non ne voleva sapere. Voleva solo che quelle frustate continuassero a schiantarsi contro la sua schiena e soprattutto contro il suo culo. Sanguinava e godeva, godeva e sanguinava e la gente era ammutolita da quella che sembrava una passione incredibile, una passione vera, perso come era ora nella lussuria più intensa che avesse mai provato in tutta la sua vita.
E quando gli misero la croce di legno in spalla e gli ordinarono di camminare fino alla cima del monte del Calvario furono le frustate a dargli la forza di andare avanti. Ogni frustata era un godimento tale che, pur uccidendolo lentamente, come una droga, lo riempiva di energia.
E la gente a vedere quella che sembrava un'incredibile prova di coraggio e di forza, una stoicità senza precedenti cominciava a parteggiare per lui e il suo mito cresceva ad ogni passo e Dio, dall'alto lo capiva e la cosa non gli piaceva affatto: aveva fatto male i suoi conti un'altra volta.
Così si arrivò alla cima del monte e gli piantarono i chiodi nelle mani e nei piedi, altro godimento, ancora più intenso che lo vece venire. L'ondata di sborra che uscì dal suo cazzo gigante lo ricoprì. La gente che accorreva dopo aver udito delle sue gesta e chiedeva chi era si sentiva rispondere: "è Gesù Cristo" e a vederlo lì, tutto unto e appiccicaticcio, dicevano: "Eh già: è proprio cristo".
Lo issarono a fianco di due ladroni, anch'essi condannati a morire sulla croce. Ma la voce della passione di Gesù Cristo si era già diffusa in tutta Gerusalemme e oltre. Anche Maria, entusiasta dell'idea di avere un figlio famoso, e Maddalena erano accorse per essergli vicino e vivere un po' di luce riflessa negli ultimi attimi della sua vita. Quando Gesù le vide voleva dirgli di andarsene ma tra il godimento e il dolore non riuscì a proferir parola.
Così, verso sera, stramato dalla goduria e dalla perdita di sangue, morì Gesù sulla croce e il suo mito divenne infinito, quasi pari a quello del Padre. Che si incazzò di bestia e fece venir giù una pioggia che doveva essere un nuovo diluvio universale, prima di distrarsi con un film porno e dimenticarsi dell'intera faccenda.

Tre giorni dopo la morte di Gesù, alcuni apostoli, memori della frase pronunciata da Gesù al momento del suo arresto (tornerò tra tre giorni, dovessi morire ma tornerò), si recarono nella cava dove era stato sepolto e trovarono il suo corpo. Era ancora morto ma il rigor mortis aveva reso durissimo il suo cazzo gigante e tutti se lo chiavarono a turno, in nome dei vecchi tempi e ne narrarono le gesta e ne scrissero libri. Gesù era tornato. O almeno il suo cazzo era rinato per dare loro paradiso. E così il mito di Gesù visse in eterno, accanto a quello di suo padre Dio.

Nessun commento:

Posta un commento