lunedì 15 dicembre 2008

CAPITOLO PRIMO



ORCO DIO

E’ una cosa che bene o male si dice assai spesso: “La mia vita non è come tutte le altre.” Bé nel mio caso é veramente cosí. Una vita diversa da tutte le altre. Un’esistenza diversa cominciata dai tempi dei tempi. Non voglio stare qui a dirvi tutto quello che é successo agli avi dei miei avi, perché il mio proproproproproproproproproproproproproproproproproproproropro
proproproproproproproroproproproproproproropropropropropropropro
proproroproproproproproproproproproropropropropropropropropropro
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proproproroproproproproproproproproprogenitore piú diretto sia sempre stato un emarginato, un’alienato, un diverso in qualsiasi epoca storica. Peró ve lo diró comunque.
Tutto inizió dal mio primo antenato Adamo. Eva era una stronza e non lo voleva. Lei cagava solo Dio perché a quanto pare chiavava da Dio. Lui, Adamo, era stufo di menarselo nel paradiso terrestre ma non sapeva cosa fare perché nel paradiso terrestre nessuno sapeva proprio niente. Per fortuna il serpente di Adamo, che poi era il suo uccello, cioé il suo animale, insomma il suo cazzo, se ne andó per i cazzi suoi alla ricerca di Eva. Quando la trovó, intenta a sfregarsi la figa contro un albero, le porse alcune pillolone rosse di ecstasy e, dopo averla fatta eccitare a dovere si fece seguire fino a dove era sdraiato come un ebete a fissure il vuoto Adamo. Il serpente convinse Eva a dare ad Adamo un paio di pillole dopodiché, Adamo, recuperato il suo cazzo, se la chiavó (Eva non la pillola). Poi se la chiavó di nuovo. A Eva, alla fine, la cosa non dispiacque affatto, il sesso con Adamo, pur non essendo divino, insieme all’effetto della droga era comunque soddisfacente e poi Adamo era meno rompicoglioni di Dio. Con Adamo dominava lei. Cosí i due decisero di lasciare il paradiso terrestre e trasferirsi sulla terra ma, quando ne parlarono con Dio, egli non si mostró altrettanto d’accordo.
“Pezzi di merda ingrati bastardi! Cosí mi ripagate per la mia ospitalitá? Mo’ vi faccio vedere io” disse alzandosi minaccioso dal suo trono. “Tu, Eva, vieni qui e fammi una pompa!” E ad Adamo: “Tu, fighetta, levati dai coglioni”
Quando Eva ebbe finito di assolvere i suoi doveri con Dio, raggiunse Adamo nella casetta che Dio gli aveva assegnato.
“Sei una troia Eva. Gliel’hai succhiato bene il suo cazzo divino? Te l’ha messo nel culo? Guarda che ti ho sentito urlare fin qui brutta puttana. Faresti qualsiasi cosa pur di non ribellarti a lui!”
Eva senza esitare gli sferrò un calcio nei coglioni. “Dio cane! Sei tu la fighetta! Guardati! Dovresti essere un uomo invece sei tu a non avere il coraggio di fare un cazzo di niente. E parli di me. Pensi che mi dispiaccia farmi inculare da Dio? Ti sbagli di grosso. C’ha un cazzone enorme e mi fa godere come nessuno. E poi mi sembri davvero una fighetta. Dici che mi ami, che mi vuoi sposare e poi guardaci. Siamo nella casetta che c’ha dato Dio, tuo padre. Viviamo nella casa di tuo padre, per Dio! Senza di questa non avremmo niente. Tu non hai la forza di fare nulla. Sei una nullitá!”
Adamo ascoltó in silenzio, sottomesso. Eva, quella stronza, c’aveva ragione eccome. Lui lo sapeva. Ma cosa ci poteva fare? Dio dominava tutto in paradiso. Era praticamente, anzi realmente, onnipotente. Doveva ribellarsi ma come? Doveva farlo perché amava Eva e non ne poteva piú di vederla chiavata a sangue ogni notte da suo padre Dio.
Cosí Adamo scrutó nel profondo del suo essere. Si isoló da tutti (Dio ed Eva) e cercó interiormente la risposta. D’altra parte non c’era proprio nessuno a cui potesse chiedere, le uniche risposte potevano venire dalla memoria ancestrale ma visto che lui era il primo uomo anche quella era abbastanza limitata. Scrutando e scrutando, un giorno, mentre si stava grattando i coglioni, Adamo scoprì di aver un altro antenato oltre a Dio. Un antenato non umano ma comunque un antenato. Era Lucifero. Parlando interiormente con Lucifero, Adamo venne a sapere molte cose.”
“Vedi Adamo”, gli disse Lucifero, “io e tuo papá ci volevamo molto bene una volta…”
“Ehi! Aspetta un attimo Lucifero! Checcazzo stai dicendo? Che tu e Dio siete amanti omosessuali?”
“Bé Adamo, non é che ci sarebbe niente di male chiaramente, comunque no, non siamo amanti omosessuali per il semplice fatto che io e Dio non abbiamo un sesso specifico. Diciamo che siamo delle specie di ermafroditi e per altro in realtà siamo anche la stessa entità. Insomma siamo un transermafrodita con doppia personalità ognuna delle quali è allo stesso tempo buona, cattiva, animale, divina, donna, uomo, bianca e nera. E’ chiaro? Comunque, se mi lasci finire...”
“Aspetta ancora un attimo” lo interruppe nuovamente Adamo. “Non me ne frega niente se siete ermafroditi o cosa. Chi é che lo metteeva a chi?”
“Bé Adamo” rispose Lucifero arrossendo un po’ “in realtá ci scambiavamo i ruoli a piacimento come in ogni sana relazione. Comunque, se la tua domanda era chi ti avesse partorito allora la risposta é: io”.
“Ah. Puttana! Che storia Lucifero. Quindi tu sei praticamente mia madre?”
“Sí e se voglio posso anche trasformarmi in una diavolessa cosí figa che il complesso d’edipo si estenderá a tutti i tuoi avi.”
“Complesso d’Edipo?”
“Lascia perdere; é una strana situazione che succederá tra un paio di migliaia di anni. Dimmi cosa ti turba.”
“Lucifero come posso fare a ribellarmi a Dio?”
Tuo padre non ha un carattere facile. Io c’ho litigato una volta e ne é venuta fuori una battaglia della Madonna. E’ veramente un orco quando ci si mette”
“Orco Dio o Dio orco?”
“Mah, direi piú orco Dio. Comunque alla fine mi sono ritrovata rinchiusa nell’inferno. Ti dico una cosa sola Adamo. Sei ti ribelli a Dio non puoi farlo a metá. Devi andare fino in fondo o sará peggio per te. Devi ucciderlo!”
“Minchia ma sei proprio un demonio tu eh?”
“Io non ce l’ho fatta a farlo fuori e guarda dove sono finita. All’ultimo momento, quando ce l’avevo veramente alle corde, mi sono resa conto che ucciderlo era come uccidere una parte di me e che non avrei potuto esistere senza di lui. Peró ora pago il prezzo per questa mia debolezza. Se vuoi la tua Eva vattela a prendere. Ma non esitare mai davanti a Dio”

Dopo queste rivelazioni Adamo tornó alla sua casetta a meditare sul da farsi. Non era roba di tutti i giorni uccidere Dio ma ci doveva essere un modo. Prima di tutto doveva fargli credere di potersi fidare di lui. Doveva riuscire ad avvicinarglisi e capire quale fosse il suo punto debole.
Cosí Adamo si recó a casa di Dio, che era molto lontana, per cercare di farselo amico. Continuava a ripetersi che Dio non era poi cosí antipatico, che faceva un po’ lo sbruffone ma era solo per scherzare, che alla fine era un simpaticone. Arrivato da lui lo trovó in ginocchio dietro a Eva, che alla pecorina si faceva scopare e gemeva dal piacere”.
“Guarda chi si vede” disse Dio girandosi verso di lui. “é tornata la fighetta. Cos’é? Vuoi un po’ di questo anche tu?” Tiró l’enorme cazzo fuori dalla figa di Eva e glielo infiló in bocca. “Zitta e succhia tu, zoccola”.
Adamo si ricordó perché odiava Dio cosí tanto: ne era tremendamente geloso. O almeno ne era cosí geloso da quando aveva mangiato la pillola insieme a Eva. Prima non ci faceva neanche caso a tutti gli abusi di potere. Peró ingoió amaro e strinse i denti.
“Hai ragione Dio, haha. Sono proprio una fighetta, haha. Magari fossi forte e onnipotente come te”.
Dio, che di complimenti non ne sentiva poi cosí tanti si lasció sedurre dalle parole di ammirazione di Adamo. “Forse non sei poi cosí rincoglionito come sembri dopo tutto. Forse la mia creazione non é un fallimento totale. Bene Adamo. Vieni a sederti qui vicino a me che ci divertiamo un po’ con la bella e porca Eva”
Adamo si avvicinó a Dio. “Dai tiralo fuori anche tu” gli disse Dio. “Tu glielo metti nella fica e io in bocca. Guarda come ci divertiamo”. Ad Adamo l’idea di fare un manage a trois con Dio non andava propriamente a genio, peró non é che gli capitasse cosí spesso di avere l’opportunità di fare sesso con Eva e non si fece pregare. La chiavò stando peró attento a non lasciarsi prendere completamente dalla passione e quando vide che Dio si perdeva nell’orgasmo, gli saltó addosso e provó a piantargli un coltello nel petto. Non fece neanche in tempo ad avvicinarsi. Dio lo afferró e lo scaraventó sul pavimento. Adamo sapeva di essere finito.
“Pensi che sia un idiota? Io sono Dio ma anche se non fossi stato Dio non sarei caduto nella tua misera trappola. Le tue doti di adulatore sono ancora piú misere della tue capacitá amatorie. E ora peró, con la tua impudenza, mi hai proprio rotto i coglioni. Ora morirai!”.
Dio alzó un enorme piede che, mano a mano che scendeva verso Adamo, diventava sempre piú grande. Adamo veniva lentamente schiacciato contro il pavimento di roccia ma cercava disperatamente di resistere spingendo con tutta la sua forza contro la suola di Dio”
“Porcodd… sto morendo. Devo fare qualcosa”. Poi a un tratto, come dal nulla, l’illuminazione:
“Tu non puoi farmi questo perché tu non esisti!”
“Come non esisto? Allora chi é che ti sta schiacciando?
“Solo un figmento della mia immaginazione. Io so che non esisti”
“Tu non sai nulla!” tuonó Dio in un tentativo disperato di salvarsi, ma giá la forza con cui schiacciava Adamo si stava affievolendo.
“Io so solo una cosa. So che io esisto e tu non esisti. Quindi sparisci, lasciaci in pace”.
Anche Eva, risvegliatasi dal torpore indotto dalla sborra divina, cominciava a rendersi conto di cosa stesse succedendo e, impugnato il coltello di Adamo, andó verso Dio e glielo piantó nel collo. Poi lo estrasse e glielo piantó nel bassoventre, trafiggendogli i genitali divini e poi di nuovo e di nuovo fino a che nel corpo morente di Dio c’erano 666 ferite. Ma alla fine era tutta solo scena. Dio era giá morto quando si era reso conto che le uniche due persone al mondo non credevano piú in lui.

Cosí Adamo ed Eva se ne andarono dal paradiso e si stabilirono sulla terra. Ma questa è un’altra storia.



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