lunedì 15 dicembre 2008

CAPITOLO SESTO


MOSE' OSE'

PARTE UNO

Dopo Giacobbe non successe niente di rilievo (a parte un paio di disavventure con re Davide, un goloso che faceva sempre indigestione di Golia e suo figlio re Salamone, che faceva tagliare i bambini in due per farne dei salami. È lui la ragione per cui oggi ebrei e musulmani non mangiano salame di maiale, hanno paura che sia salame di bambino umano: le carni sono molto simili) tra i miei avi fino a un tale di nome Mosè. Niente, tranne che, dopo essere stati inculati per secoli e secoli da Dio, gli uomini si erano proprio stufati e l’avevano mandato un’altra volta affareinculo. Non è che l’avevano ucciso come aveva fatto a suo tempo Adamo, semplicemente ora se ne fregavano di lui e dei suoi capricci. Dio non aveva mai mantenuto nessuna delle promesse fatte ad Abramo di proteggere gli ebrei e loro si erano ritrovati schiavizzati dagli egizi. Il mio propropropropropropropropropropropropropro
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proproproproproproprogenitore Mosè era un ebreo ma era anche il figlio adottivo del faraone d’Egitto Ramses IV. La sua natura aveva sempre causato conflitti familiari anche perché lui era il preferito del faraone e i suoi fratelli e sorelle lo odiavano. Mosè invece odiava suo padre il faraone e quando fu grande abbastanza annunciò che se ne andava di casa perché non andava d’accordo con la 15°, la 33°, la 39° e la 72° moglie di suo padre. Solo che Ramses IV non ne voleva sapere.
“Non te ne andrai mai da casa mia Mosè. Non se ne parla neanche. Tu rimarrai qui ed erediterai il mio trono, tutta la mia ricchezza, tutte le mie mogli attuali e future, tutti i miei schiavi e te ne rimarrai qui buono buono a fare tutto quello che ti pare circondato da gente pronta a morire per qualsiasi tuo capriccio”.
“No padre. Non lo farò mai. Io preferisco andare nel deserto a fare la fame e soffrire per nessuna particolare ragione. E’ chiaro!?”
“Ma perché non capisci Mosè? Io voglio il tuo bene”.
“Niente da fare padre. Ho deciso. Me ne vado”.
“Assolutamente no” disse Ramses e lo fece rinchiudere in una delle piramidi.
La realtà era che Mosè se ne voleva andare perché era da un po’ di tempo che stava frequentando degli spacciatori ebrei della zona. Anche Mosè era ebreo ma non lo sapeva. Da piccolo era stato venduto dai suoi genitori che erano drogati e avevano bisogno dei soldi per comprarsi l’oppio. Mosè era cresciuto diventando un drogato, anche perché la sua stessa madre era stata la sua nutrice e gli aveva dato da bere latte materno alterato dall’oppio che fluiva denso nelle sue vene. Solo che ora, quando si faceva di peyote o di funghetti con gli altri ragazzi ebrei, Mosè era convinto di vedere Dio. Così convinto che era addirittura arrivato a parlargli e in una di queste trans Dio gli aveva detto che doveva portare gli ebrei nel deserto e farli bruciare tutti sotto il sole rovente. La scena si era ripetuta più volte ma Mosè non aveva ancora capito cosa e come fare.
A parte gli spacciatori, che proliferavano, gli ebrei non stavano particolarmente bene sotto il dominio di Ramses IV. La maggior parte di loro erano schiavi degli egiziani eppure accettavano serenamente il loro destino. Erano sempre felici nel loro piccolo e non avevano nessuna intenzione di andarsene dall’Egitto. Invece Mosè si sentiva sempre solo e alientato da tutto ciò che gli stava intorno e per questo li odiava. Lui aveva tutto ma era infelice; loro non avevano nulla ed erano sempre allegri. Quando era con gli egiziani si sentiva di non essere come loro, mentre quando era con gli ebrei erano loro a non accettarlo perché era un egiziano. Ed era quest’ultimo aspetto quello che lo faceva soffrire di più e che lo aveva portato inevitabilmente verso l’assuefazione all’oppio e agli allucinogeni. Per questo Mosè sognava di andarsene dall’Egitto, lontano dagli egiziani, e sterminare tutti gli ebrei.
Nei suoi deliranti pellegrinaggi senza meta indotti dalla droga, Mosè un giorno si era imbattuto in Jethro, un magnaccia che viveva in un harem circondato da decine di puttane. Essendo un uomo informato, che spesso frequentava la corte del faraone con le sue mignotte, Jethro riconobbe subito che Mosè era il figlio del faraone e lo prese sotto la sua ala.
Disse a una delle sue baldracche, una cicciona negra di nome Tzipporah di sedurlo, conquistarlo e sposarlo e Mosè, perso tra la droga e i suoi deliri interiori, non oppose alcuna resistenza. Così Mosè si sposò e continuò a vivere spensierato alla corte di Jethro, trovando, per la prima volta nella sua vita, anche un po’ di flebile ed effimera felicità.
Ma chiaramente le cose belle non durano a lungo e un giorno, drogato fino agli occhi di peyote e oppio, Mosè ebbe un’altra visione e vide il popolo degli ebrei bruciare come erba secca nel deserto, sotto il fuoco implacabile di Dio. Dio stesso gli parlò e gli disse di guidare gli ebrei nel deserto, dove lui li avrebbe distrutti perché loro non lo adoravano più.
“Voglio che tu porti gli ebrei fuori dall’Egitto nel deserto”, disse Dio
“Ma come posso fare a convincerli? E a convincere mio padre?” Piagnucolò assonnato Mosè.
“Dì agli ebrei che io voglio rinnovare la mia promessa, il mio accordo con loro. E che nel deserto ricostruiremo il rapporto speciale che avevamo in passato. Digli che glielo voglio rimettere in culo a t… cioè, no, digli che li proteggerò e li aiuterò sempre”.
“E a mio padre?”
“Digli di non opporsi al volere di Dio, che altrimenti dico al mio collega Rah di riprendersi anche il trono che ha dato a lui”.
“Porcodd… ma sei proprio un po’ bastardo tu eh?
“Fatti i cazzi tuoi drogato e pensa a eseguire i miei ordini!”.
Mosè non era il tipo da opporre resistenza a un ordine diretto e si recò da Jethro per dirgli che se ne sarebbe andato e che avrebbe condotto gli ebrei nel deserto.
“Ma così perderò un sacco dei miei migliori clienti”
“Cazzi tuoi puttaniere. Io devo eseguire gli ordini di Dio”
“Fanculo te e il tuo Dio ragazzino. E fanculo anche il tuo popolo, qualunque cazzo esso sia”.
Così Mosè si riavviò verso la capitale per parlare con suo Padre e con il popolo ebreo.
“Padre, sono tornato”
“Bene figlio mio. Sei pronto ad ereditare tutta la ricchezza, tutta la gloria e tutta la figa del mondo?”
“No padre. Ho una missione. Devo portare gli ebrei fuori dall’Egitto”
“Ma checcazzo staiaddì? Sei completamente rincoglionito? Chi te la fa fare una cagata del genere?”
“Dio me l’ha ordinato”
“Non è possibile. Di quale cazzo di Dio stai parlando? Ne abbiamo più di 2000! Sacerdoti andate subito a cercare di capire quale cazzo di Dio ha parlato con mio figlio!”.
“Non c’è bisogno, padre. Si tratta dell’unico Dio che c’è. Il Dio degli ebrei”
“Ti sei completamente rincoglionito Mosè? I nostri dei sono gli unici dei e sono superiori. Il Dio degli ebrei è debole, stupido e inutile. Io non lascerò mai partire gli ebrei dall’Egitto. Loro rimarranno sempre nostri schiavi”.
Così Mosè provò a rivolgersi direttamente agli ebrei. Andò nella piazza principale e si mise a sbraitare: “Ascoltate. E’ giunta l’ora di andarvene da qui. Di andare verso la Terra Promessa dove potrete finalmente essere liberi e non più schiavi degli egiziani. Voi siete il popolo scelto da Dio”.
Ma gli ebrei non volevano saperne. “Non se ne parla neanche. Noi siamo qui da tanti anni e ci siamo abituati. Viviamo felici e non abbiamo nessuna voglia di cambiare. Il nostro Dio non ci protegge più e senza di lui non possiamo fare nulla se non rimanere qui ”.
“Ma è proprio lui che mi ha detto di portarvi fuori nel deserto per farvi incul…. Cioè per permettergli di guidarvi alla Terra Promessa”.
“Ah sì? Allora dì a quel bugiardo che noi non ci crediamo più alle sue promesse e che se vuole fare qualcosa può almeno sistemare un po’ ‘sti bastardi egizi che ci schiavizzano”.
“E se lui li sistema a dovere voi verrete con me a vagare nel deserto in cerca della Terra Promessa?”
“Se lui li sistema verremo. Ma vedrai che non succederà niente di tutto ciò”.
“Voi state a vedere”, disse Mosè che cominciava a intravedere il progetto di Dio. Due piccioni con una fava: prima avrebbe sistemato gli egizi e poi gli ebrei. Questo Dio era proprio un gran bastardo e a Mosè la cosa piaceva molto. Anche lui odiava sia egizi che ebrei e li voleva vedere tutti morti.
Così in un’altra delle sue allucinazioni indotte da funghi e peyote, Mosè rivide Dio e gli spiegò la situazione.
“Vedi, prima devi far fuori gli egizi in modo spettacolare. Poi gli ebrei crederanno che tu li vuoi aiutare di nuovo e mi seguiranno nel deserto dove potremo cuocerli per bene”.
“Così sia”, disse Dio.
“Cosa farai?”
“Aspetta e vedrai. Mica sono impotent… cioè onnipotente per niente”.

In realtà Dio non aveva la più pallida idea di cosa fare. Tanto più che in quel periodo non stava affatto bene. Ormai erano secoli che la gente non credeva in lui e non lo adorava più e lui si stava indebolendo. Non era come ai tempi di Adamo quando un solo uomo poteva distruggerlo smettendo di credere in lui. Ora il processo era più lungo e per questo più doloroso. Senza il potere dell’adorazione della gente che lo rendeva immune, tutti questi contatti con il sudiciume degli umani, per cercare di convincerli a continuare a venerarlo, lo avevano in qualche modo contaminato.


Le 10 Piaghe

Piscia insanguinata (sangue)
La malattia, forse un’infezione presa da qualche puttana chiavata di recente, cominciò a manifestarsi con un forte bruciore all’uccello. Così Dio andò al suo cesso cosmico e pisciò un’enorme pisciata rossa intrinsa di sangue renale, che divenne una pioggia densa e rossa che durò per giorni e tutti i fiumi e i corpi d’acqua d’Egitto divennero velenosi e assunsero un colore rosso sangue. I contadini egizi si disperarono ma il faraone non voleva saperne e insisteva che si trattava solo di una coincidenza e che il Dio degli ebrei non aveva nulla a che fare con la cosa.

Rutti giganti (rospi)
Il malore di Dio perà non accennava a passare. Aveva lo stomaco gonfio e bruciori tremendi. A un certo punto non riuscì più a resistere e cacciò un rutto gigantesco e tremendo, che sembrava il suono di migliaia di rospi che invadevano l’Egitto accompagnati da un vento fetido, inquinato dall’alito malato di Dio che distruggeva i raccolti. I contadini egizi andarono nuovamente a lamentarsi dal faraone ma lui non ne voleva proprio sapere.

Pidocchi (Pidocchi)
Dio ormai era veramente malato e non si alzava più dal letto. Non mangiava, non si lavava e non c’era nessuno ad accudirlo. Così in breve tempo si circondò di sporcizia e spazzatura e nei suoi capelli si formarono giganteschi pidocchi che, trovato un habitat soprannaturale semplicemente divino, cominciarono a proliferare senza controllo. Tanto che dopo poco tempo si erano espansi oltre la testa di Dio e verso la terra degli egizi. Infestandoli rapidamente tutti. Questa volta, oltre ai contadini, anche i cittadini egizi si lamentarono con il faraone ma ancora una volta lui non voleva ascoltare ragioni.

Mega pidocchi (Belve Feroci)
Nella testa di Dio i pidocchi proliferarono così tanto che diventarono sempre più grossi, così grossi da assumere le sembianze di bestie feroci. Dopo aver invaso la testa di Dio si espansero fino alla Terra, uccidendo ogni persona sul loro cammino, soprattutto gli egiziani che andavano a lavorare nei campi. Tutti si lamentarono ancora col faraone ma lui non aveva alcuna intenzione di cedere per così poco.

Infezioni cutanee (Malattie degli animali)
Tra malattia, pidocchi e mega pidocchi, Dio era sempre più malconcio e il suo malessere, unito alla carenza cronica di condizioni igieniche si manifestò attraverso nauseabonde infezioni ed eruzioni cutanee, con orribili bubboni e macchie rosse sulla pelle. I primi a essere contagiati da questa nuova piaga furono gli animali domestici degli egiziani che morirono tutti rapidamente. Gli egiziani esasperati andarono dal faraone ma non ottennero nulla se non un commento su quanto era assurdo ciò che gli stavano dicendo: lui stava benissimo e anche i suoi animali all’interno del cortile reale.

Flatulenze (Pestilenze)
Il malessere corporeo che avvolgeva Dio coinvolgeva soprattutto il suo stomaco e l’apparato digestivo, costringendolo a rilasciare delle scorregge nefaste ma di potenza divina. Così potenti che il loro odore arrivò fino in Egitto. Venti verdastri e maleodoranti si scagliarono sulla popolazione, causando malattie e pestilenze. La gente tornò dal faraone per chiedergli di fare qualcosa. Questo qualcosa poteva solo essere di cacciare gli ebrei come richiesto da Dio tramite Mosè, ma ancora una volta il faraone non fece nulla di tutto ciò.

Diarrea (Grandine e fuoco)
Dopo le flatulenze arrivò puntuale anche una terribile pioggia di diarrea. La merda di Dio era veramenre malsana, un misto di liquame e pezzetti durissimi che piovevano sulla Terra distruggendo i raccolti. Addirittura i bruciori di stomaco di Dio erano tali che insieme alla merda pioveva sulla terra d’Egitto anche un mare di fiamme, che distrusse le case e le proprietà degli egiziani (gli ebrei non avevano nulla e quindi non c’era di che preoccuparsi). Gli egiziani tornarono ad implorare il faraone di fare la cosa giusta e cacciare ‘sti cazzo di ebrei ma il faraone si diede malato e rifiutò di incontrarli.

Locuste
La diarrea di Dio, tra l’altro, aveva delle proprietà molto particolari, dovute anche a tutto il cibo spazzatura di cui si ingozzava in continuazione. Tanto che in essa si svilupparono degli enormi batteri che crebbero e crebbero fino a diventare milioni di locuste che assalirono gli egizi e distrussero quel poco che restava dei raccolti. Stanchi, stremati e affamati si ripresentarono dal faraone che li accolse proprio mentre si apprestava a banchettare a un’enorme tavola imbandita con ogni ben di Dio che aveva nelle sue scorte personali. “Non avete il pane? Mangiate le brioche.” Disse loro.

Oscurità
Ormai tutto dava fastidio a Dio che si apprestava a lasciarsi morire. Anche solo un piccolo spiraglio di luce gli era insopportabile perché lo obbligava a vedere lo stato infimo in cui si trovava. E se lui non poteva avere la luce, allora non l’avrebbero avuta neanche gli egizi. Così Dio spense la luce sull’Egitto e gli egizi tornarono a lamentarsi dal faraone a cui però, nel suo palazzo illuminato, l’oscurità densa delle tenebre non dava alcun fastidio e quindi ancora non ascoltò la loro richiesta di cacciare via gli ebrei.

Morte dei primogeniti
Ormai Dio era veramente sul punto di morte. “orcoddio”, disse tra se, “se devo morire io allora moriranno anche gli egizi che mi hanno attaccato sta cazzo di malattia, brutti bastardi”. Così Dio uccise tutti i primogeniti egizi. Quest’ultima tragedia, che lo privava di tanti potenziali sudditi, spinse finalmente il faraone a cacciare gli ebrei nel deserto.

Soli e in una terra così poco accogliente, gli ebrei si rivolsero nuovamente a Dio per aiutarli e il loro pregare e adorare, permise a Dio di sconfiggere il male che lo stava uccidendo e rimettersi in sesto in poco tempo.
“Altro che distruggerli, devo fare in modo che ‘sti bastardi ebrei non si mettano più in testa di smettere di credere in me e adorarmi”, pensò Dio. “Sarà meglio che gli dia delle leggi da seguire alla lettera per assicurarmi la loro fedeltà”.

Però prima bisognava fare in modo che gli ebrei riuscissero a scappare definitivamente dall’Egitto. Dopo lo shock della morte dei primogeniti, infatti, il faraone si era ripreso e si era lanciato con il suo esercito alla caccia degli ebrei per sterminarli tutti. Arrivati sulle sponde del Mar Rosso e impossibilitati ad attraversarlo, gli ebrei sembravano spacciati e a Dio non gliene poteva fregar di meno, tanto ormai si era quasi completamente ripreso.
Però, per una coincidenza incredibile quanto casuale, ogni 2500 anni, con la giusta combinazione di vento e maree, si verifica nel Mar Rosso una bassa marea tale da renderlo attraversabile a piedi. Ed è proprio quello che successe con gli ebrei e, sempre coincidentalmente, quando gli egizi li raggiunsero, il mare si stava rialzando e li investì annegandoli tutti.

Così gli ebrei arrivarono al Monte Sinai. L’unica montagna abbastanza alta dove Dio avrebbe potuto dar loro le sue nuove leggi per assicurarsi la loro devozione per sempre. I circa 3 milioni di ebrei scappati dall’Egitto si accamparono dunque alla base della montagna, mentre Mosè si arrampicò fino in cima per parlare direttamente con Dio, il quale, invece aveva deciso di parlare, per l’unica volta in tutta la storia dell’umanità, direttamente con l’intero popolo ebreo. Così mentre Mosè andava su, Dio andava giù. Si incrociarono più o meno a metà montagna.

“Orcodd… Ma dove cazzo vai?”
“Ho deciso che parlerò direttamente a tutto il tuo popolo”
“Prima di tutto non sono il mio popolo, io li odio. Secondo mi avevi detto di portarli nel deserto per ucciderli. Terzo, percheccazzo mi hai detto di venire su se pensavi di andare giù?”
“Senti Mosè non mi cagare il cazzo. Io sono Dio e tu devi fare quello che ti dico. Aspettami in cima che dopo aver parlato con il tuo popolo vengo a dettarti le leggi”.

FINE PRIMA PARTE

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