lunedì 15 dicembre 2008

CAPITOLO NONO



GESU' GEGIU' GEPIU'

PRIMA PARTE

Dopo Adamo, Abramo e Isacco, Noè, Mosè, i Greci, i Troioni, i Rom-ani e Buddha e non si seppe più nulla della mia stirpe fino a che, nell’anno zero, nacque un tizio di nome Gesù, che, a quanto pare, era il mio propropropropropropropropropropropropropropropro
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proproproproproproproproproproproproproproproprogenitore. Gesù diceva di essere un discendente diretto di Dio. Anzi diceva addirittura di essere figlio di Dio e infatti, come Dio, aveva un modo di fare assolutamente da bastardo.

La madre di Gesù era una puttana di nome Maria. Suo padre uno sfigato di Nome Giuseppe che aveva avuto la sfiga di perdere la testa per quella zoccola incallita di Maria. Curiosamente Maria negava tutto a Giuseppe, anzi gli giurava e stragiurava su Dio di essere ancora una vergine, timida e spaventata dal sesso. Intanto però si trombava tutta la popolazione maschile di Nazareth e anche molte delle donne. L’unico a cui non la dava mai era Giuseppe, proprio perché ormai ci provava gusto a vederlo soffrire come un dannato.

Dio, che fin dai tempi di quella gran porcona di Eva non si lasciava sfuggire le notizie di umani in grado di performare azioni strepitose, aveva sentito della fama di grandissima chiavatrice di Maria e aveva deciso che ne voleva un pezzo anche lui. Così si era materializzato nella sua forma più umana, il solito bestione peloso e superdotato (alla Ron Jeremy) che nei secoli dei secoli si era trombato regolarmente Eva, Sara eccetera eccetera, e si era recato nella capanna che Giuseppe divideva con Maria. Giuseppe era, come ogni giorno, al lavoro nella sua bottega di falegname a farsi le seghe (non a caso era diventato falegname, con le seghe ci aveva sempre saputo fare) e Dio si era intrufolato in casa. Davanti al letto di Maria, però, c’era già la fila. Lei era distesa sul letto con un uomo sotto che glielo infilava nel culo, uno sopra che glielo metteva nella figa, un altro in bocca e due in mano. Dio tirò fuori il suo cazzo da 50 cm con 10 cm di diametro e quando lo videro tutti si spostarono a lato in ammirazione totale.

In ginocchio idioti!”, ordinò Dio. E Tutti obbedirono prontamente. “Tu puttana comincia a succhiare”.

A Maria, a vedere quel cazzone gigantesco, le si sgranarono gli occhi e cominciò a sbavare. Liberatasi dei cazzettini che aveva addosso, in un balzo gli era già addosso e ne aveva ingoiato quasi la metà. Dio glielo spingeva in gola facendole salire dei conati che li eccitavano entrambi. Quando era al massimo dell’erezione, Dio prese il suo cazzone in una mano e, girando Maria sul letto, glielo infilò nella figa e cominciò a pompare.

Maria non poteva credere a tutto quel godimento. Il cazzone di Dio le arrivava quasi in gola e quando Dio sborrò si senti invadere da un enorme fiume di seme caldo che sembrava inondarla. In vita sua Maria aveva fatto sesso con almeno 10.000 uomini e non era mai rimasta incinta. Era sicura di essere sterile ma immediatamente dopo la sborrata di Dio sapeva che questa volta non aveva scampo e che ci era rimasta per davvero.

Dio estrasse il suo enorme cazzo e la guardò. Maria era stesa sul letto con un fiume di sborra che le usciva dalla figa e le colava sulle gambe. Non paga, al solo pensiero di quel cazzone che l’aveva rimepita così tanto, cominciò a masturbarsi furiosamente e Dio ricominciò subito ad eccitarsi. Appena il cazzo gli si indurì di nuovo lo reinfilò dentro a Maria, questa volta nel culo, mentre i molti uomini presenti nella stanza guardavano in ammirazione totale. E cominciavano a masturbarsi. Dio pompò e pompò e tutti gli altri intorno si mastubavano tanto che quando Dio fu di nuovo pronto per venire lo erano anche loro e Maria fu sommersa da un’enorme doccia bianca.

Quella notte Maria sentì il pancione che cominciava a gonfiarsi e capì che in qualche modo doveva parlarne con Giuseppe. Sapeva che non era possibile che si gonfiasse così rapidamente eppure era così. Sentiva un essere che cresceva dentro di lei.

“Caro, devo dirti una cosa”
“Certo cara. Cosa?”
“Penso di essere incinta”
“Cosa???”, esplose Giuseppe. “Brutta puttana! Zozzona bastarda, allora è vero quello che si dice in giro. Io non ci volevo credere. Traditrice, zoccola, mi avevi giurato di essere vergine!”
“Ma amore. Come puoi pensare una cosa simile? Io ti ho sempre detto la vertià. Io sono vergine”.
“E allora come cazzo fai a essere incinta?”
“E’ stata opera della divina concezione. Dio mi ha fecondata per portare il messia sulla terra”,
“Ma non dire stronzate puttana”, urlò Giuseppe tirandole un ceffone che le spaccò un labbro.
“Sei un bastardo, sono stufa di te e dei tuoi maltrattamenti. Io me ne vado. Ti lascio!” gli urlò Maria alzandosi dal letto.
A quelle parole, Giuseppe, come suo solito, all’idea di essere lasciato, si mise a piangere come un bambino e a implorare Maria di rimanere. “Ti credo ti credo, perdonami. Non andartene ti prego”.
Maria sdegnata si rimise sotto le coperte. “Portami la cena”.
“Si, si. Te la porto subito amore mio”, diesse Giuseppe prima di andare, sottomesso, con la coda tra le gambe come un cane bastonato, in cucina.

Fu così che dopo nove giorni Maria diede alla luce Gesù. Durante il parto, la prima parte di Gesù a uscire dalla vagina di Maria fu il suo enorme cazzone che alla nascita misurava più del suo intero corpo. Una volta estratto il corpo, un’altra cosa apparve ovvia a Giuseppe. Il bimbo era nero. Un’altra volta Giuseppe sentì la collera salire dentro di se ma questa volta si placò da solo. Dopotutto, pensò, se davvero era divina concezione, chiccazzo lo sapeva di che colore era dio?

L’altra cosa che fu immediatamente chiara di Gesù fu che anche lui era un grandissimo rompicoglioni, un bulletto del quartiere, un sadico e, più in generale, un gran figlio di mignotta.

Fin da bambino si divertiva a far soffrire tutti coloro che lo circondavano. Inclusi Maria e Giuseppe. Spiava Maria che si faceva trombare e la ricattava minacciando di raccontare tutto a Giuseppe e poi andava da Giuseppe e lo prendeva in giro nascondendogli le cose che gli servivano per lavorare. Quando Gesù compì 9 anni, Maria e Giuseppe si ruppero definitivamente le scatole di lui e lo buttarono fuori di casa.

A quel punto Gesù si trasferì a Betlemme e dovette inventarsi qualcosa per tirare avanti ma coi tempi che correvano in Galilea non era facile. Ma lui era il figlio di Dio e qualcosa sarebbe riuscito a trovarla.

Guardandosi intorno Gesù vedeva molta miseria e poche opportunità. Tutti stavano male, anche molto peggio di lui. Erano disperati e affamati, avevano bisogno di una guida spirituale, di qualcuno che potesse insegnargli la via per stare meglio per combattere gli oppressori romani, per trovare dell’orgoglio dentro se stessi e i grandi capi degli ebrei pensavano più ai loro comodi che alla loro gente. Ma anche a Gesù non ne poteva fregare di meno di quegli sfigati.

Continuava a camminare senza una meta per le strade ma niente. Non riusciva a pensare a niente che potesse fare ne per se stesso ne, tantomeno, per gli altri sfigati di Betlemme. Fino a che, a un certo punto, inciampò su una pietra.

“Ma porcoddio cane bastardo e figlio di mignotta!”
Uno dei mendicanti lo sentì. “Cos’hai detto? Che c’è un dio?”
“No, no, è un modo di dire dicevo solo…”
“Sì, è vero allelujah c’è un Dio”, continuò lo sfigato barbone iperterrito.
“No no che cazzo stai dicendo? Non ho detto…”
“Sì, Sì”, aveva iniziato a urlare lo sfigato, “C’è un Dio e tu sei il suo messaggero. No, anzi, di più. Tu sei suoi figlio. Allelujah re dei re sei venuto a salvarci”
“Aò! Ma sei completamente rincoglionito? Io non so di che cazzo stai parlando mi vuoi lasciare in pace?”

Ma ormai una discreta folla, composta soprattutto di mendicanti ma non solo, si era radunata in cerchio intorno a Gesù e alcuni avevano anche già gettato delle monete e del cibo, che nessun altro osava toccare. A Gesù questo particolare non sfuggì e, raccogliendo i denari e il cibo, si rese conto che avrebbe potuto cavalcare la cosa almeno per un po’

“Sì”, disse alzando le mani e rivolgendosi alla folla. “Sono io. Sono venuto per voi. In nome di quel bastardo segaiolo di mio Padre, di me che sono suo figlio e di quello spirito santo di mignotta che è mia madre”.

“Sì, gli fece eco la folla. In nome del padre, del figlio e dello spirito santo! Amen!”

Così presto nuove persone si aggiunsero all’entourage di Gesù e, fintanto che portavano cibo e denaro, a lui andava bene così. In poco tempo aveva già più di 200 persone che lo seguivano dappertutto.

Alcuni, particolarmente generosi, Gesù se li teneva più vicini. E gli ordinava: ‘Mettetevi a posto, lì!”’ Così presero il nome di apostoli.

Di apostoli ce n’erano 13, di cui 6 erano donne e uno era un negro, come tra l’altro lo stesso Gesù. Solo che a quei tempi essere una donna mendicante era un po’ pericoloso per cui fingevano tutte di essere uomini. Gesù non perdeva occasione di abusare fisicamente e sessualmente sia delle donne che degli uomini ma loro erano tutti contenti così. Solo essere vicini al figlio di Dio dava loro molta più speranza di quanta ne avessero mai avuta prima.

Fu così che in breve tempo Gesù cominciava a diventare sempre più famoso e conosciuto, tanto da attirare l’attenzione dei capi romani ed ebrei della zona. Non solo, anche Dio stesso aveva seguito i progressi di suoi figlio e stava cominciando a ingelosirsi come si ingelosiva di ogni altro essere che acquistava troppo potere sulla terra. Ora questo cazzone di Gesù cominciava a pensare di avere un po’ troppo potere in un mondo in cui la gente troppo facilmente era suscettibile a un briciolo di potere. Allo stesso tempo a Dio davano fastidio i discendenti di Abramo, gli ebrei, che ormai usavano il suo nome solo per fare i comodi propri. Anche loro erano diventati troppo potenti e indipendenti per i suoi gusti e decise di metterli uno contro gli altri.

Così Dio decise che era ora di mandare il Diavolo sulla terra a cercare di quantomeno sviare Gesù dalla strada che aveva interapreso. Satana, come già aveva svelato ad Adamo nel Paradiso Terrestre era in grado di assumere le sembianze della donna più figa dell’universo e fu proprio così che si presentò a Gesù una notte mentre egli era accampato nel deserto con i suoi seguaci.

Gesù non credeva ai suoi occhi e la seguì senza opporre alcuna resistenza. La diavolessa si fece chiavare da Gesù in tutte le posizioni possibili e immaginabili e dopo aver esaurito la sua grande energia lussuriosa gli parlò

“Se vuoi avere un altro assaggio di questo culo e questa figa devi organizzare una rivoluzione e dire di essere il figlio di Dio”, gli disse su ordine di Dio che sapeva benissimo che, così facendo, Gesù sarebbe andato incontro a morte sicura e lui se ne sarebbe sbarazzato per sempre.

Gesù, che non aveva altro pensiero per la testa se non il culo e la figa di cui aveva appena avuto un assaggio, acconsentì senza la minima riserva.

“Vuoi una rivoluzione? Te la do io la rivoluzione bella porcona vieni qui da paparino tuo…”

Ma il diavolo era già svanito nel nulla. Solo una voce echeggiava nella testa di Gesù; “Se vuoi un altro assaggio di questo culo e questa figa devi organizzare una rivoluzione”.

Così Dio tornò tra i suoi seguaci.

“Mettetevi a posto lì”, esordì. Tutti si sedettero in cerchio ad ascoltare la sua parola.

“Dio mi è apparso nella notte. E mi ha detto quale sia la nostra missione. Dobbiamo rivoltarci contro gli ebrei. Perché io sono il vero figlio di Dio, il re dei re, il più forte dei forti. Io sono imbattibile e tutti gli altri sono merda. Tutto quello che voglio io diventerà realtà perché ho un cazzone di quasi mezzo metro. Come quelli di voi che l’anno preso in culo sanno bene. Quindi domani noi andremo a Gerusalemme e li manderemo tutti affanculo!”.

“Siiiiiiiii, Viva Gesù. Siamo tutti con te”, si levarono i cori dal gruppo di suoi seguaci.

L’indomani Gesù e i suoi si recarono al tempio principale e trovarono tutti i sacerdoti in un orgia senza inizio ne fine, un groviglio di corpi che si inculavano, leccavano, succhiavano, in tutti i modi e tutte le posizioni possibili.
“Ascoltate” disse Gesù alzando le braccia la cielo e tirando fuori il suo cazzone eretto di mezzo metro da sotto la toga. “Io sono il figlio di Dio, l’unico dotato di un cazzo a immagine e somiglianza di quello di mio padre e voi mi ubbidirete”. Tutte le donne e gli omosessuali presenti nel gran salone del tempio si spostarono verso Gesù, come magicamente attratti da quel membro sovrumano. Si inchinarono davanti a lui e cominciarono a leccargli il cazzo in totale abbandono. Ma i sacerdoti non ci stavano. Non sarebbe stato un pirla con una cazzo gigante a portargli via quello che avevano costruito in anni di sacrifici e accordi strappati agli invasori Romani. Così Kaifa, il capo dei sacerdoti ebrei, si alzò e ordinò a tutti di allontanarsi da Gesù.
“Tu non sei il figlio di Dio. Sei un impostore e un balsfemo. Ti farò crucifiggere”. Gesù, nella sua estasi sessuale, non lo ascoltò nemmeno e non si accorse che Kaifa stava radunando i suoi uomini. Non si accorse nemmeno che la lotta tra i suoi seguaci e i soldati dei sacerdoti era iniziata.

Gesù aveva un discreto seguito ma i farisei erano ovviamente ben più organizzati e in poco tempo avevano messo sotto Gesù e i suoi, costringendoli a un’ignominosa fuga. Anzi, Gesù era scappato quasi subito dopo essersi reso conto che c’era un combattimento in atto, mentre alcuni di loro, guidati dall’apostolo Giuda Idiota, erano rimasti a combattere ma stavano rapidamente soccombendo.

Gesù e i suoi 12 apostoli riuscirono a nascondersi nei boschi. Quella sera cenarono tutti insieme ma alcuni erano perplessi dalla codardia mostrata da Gesù.
“Signore”, disse uno di loro che si chiamava Giovanna ma si faceva chiamare Giovanni per non essere discriminato, “come hai potuto abbandonare Giuda che di tutti noi era il tuo servo più devoto?”

“Coglione”, replicò Gesù tirandogli un ceffone, “non ti sei reso conto che Giuda mi ha tradito?”
“Come tradito? E’ rimasto là a combattere per difenderti”
“Sei proprio uno stupido. Erano tutti d’accordo. Era un trappola che ci avevano teso. Giuda mi ha tradito non dico una, non dico due ma addirittura tre volte e non potevo perdonarglielo”.
“Perdonami signore, non avevo capito, non dubiterò mai più della vostra parola divina”.
“Sarà meglio per te. Ora piegati a novanta che vi faccio vedere come spezzo in due le tue pagnotte”.
“Sì signore”, ubbidì Giovanni piegandosi e aspettando rassegnato che Gesù lo trafiggesse con il suo membro gigante.
“Avete come si aprono le pagnotte di Giovanni?”, urlò Gesù mentre infilava l’enorme cappella nel culo di Giovanni, ridendo in uno spasmo godereccio. “Mo’ vi faccio vedere un altro trucchetto”.
Si rivolse agli apostoli. “Prendete un bicchiere d’acqua e dateglielo da bere a Giovanni”.
“Adesso trasformeremo l’acqua in vino”, urlò Gesù ancora ridendo. “Qualcuno metta un bicchiere qui vicino al buco del culo di Giovanni”.
Fatto ciò, Gesù spinse il suo membro enorme nel culo di Giovanni, spaccandolo e facendo uscire un fiotto di sangue che andò a riempire il bicchiere. L’effetto era buffo. L’acqua entrava nella bocca di Giovanni e il liquido rosso gli usciva dal culo. “Ecco”, disse Gesù ridendo, “ora bevetevi sto vino”.
“Ma signore”, disse un altro degli apostoli, “Quello non è vino, è sangue!”.
“Zitto idiota, sangue e vino sono la stessa cosa. Ora bevete e gioite, bastardi ingrati”.

FINE PRIMA PARTE

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